La centrale Taccani di Trezzo sull’Adda, uno degli esempi più alti di architettura industriale. Costruita dall’architetto Moretti sul ceppo dell’Adda ai primi del ‘900, in funzione ininterrotta dal 1906. Erano in funzione 10 generatori per un totale di 10.000 kW.
All’alba del Novecento, un’importante avvenimento apre una nuova pagina nell’economia della Lombardia. L’industriale cotoniere Cristoforo Benigno Crespi (1833-1920), capostipite della dinastia dei Crespi (pionieri dell’industria cotoniera italiana) e fondatore dell’omonimo villaggio esempio di architettura industriale, nel 1894 acquistò l’intero promontorio bagnato dall’Adda a Trezzo, su cui sorgevano i resti dell’antico castello.
L’interesse dell’industriale non era rivolto al vecchio maniero ma alla costruzione di una centrale idroelettrica che sarebbe sorta poco dopo sotto le mura viscontee, avendo bisogno di energia per il cotonificio di Crespi d’Adda.
Dopo aver programmato l’impianto e presentato domanda di concessione di sfruttamento delle acque (1900), Crespi costituì la “Società Anonima per le Forze Idrauliche di Trezzo sull’Adda Benigno Crespi”. Successivamente, aumentò la capacità di sfruttamento delle acque acquisendo, il 7 febbraio 1903, anche la concessione con cui i fratelli Rolla, attraverso un “naturale giro d’acqua”, producevano energia per il loro vicino opificio di tessitura sin dal 1892.
Alcuni studi preliminari sul posizionamento della nuova centrale, di dimensioni più ridotte rispetto all’impianto poi realizzato, furono eseguiti nel 1897 dall’ingegnere Pietro Brunati, il progettista che lavorò per Crespi alla costruzione del villaggio industriale. L’incarico per il progetto definitivo fu affidato però all’architetto Gaetano Moretti (1860-1938), esponente illustre di una corrente ispirata al modernismo monumentale. A Moretti si affiancò il direttore tecnico Adolfo Covi assistito da Alessandro Taccani e Oreste Simonatti.
La prima pietra dell’edificio motori fu posata l’11 luglio 1904, con grande partecipazione di gente e di autorità. Per la costruzione della centrale idroelettrica Benigno Crespi furono impegnate maestranze in maggior parte trezzesi; qualche anno più tardi però, essendosi prolungati i lavori, i committenti reclutarono manodopera specializzata anche da altre regioni.
“La casa della forza”, come fu denominato l’intero complesso, costituì una tappa importante per lo sviluppo della zona, come si legge in un periodico di quegli anni: “Di là si sprigiona luce e da là scende, colla luce, tanta energia per le sponde del fiume e per le ridenti campagne della Brianza, ed ancora, attorno per tante fiorenti plaghe di Lombardia”.
La centrale idroelettrica Benigno Crespi entrò in funzione nel 1906.
La diga di derivazione sbarra il fiume Adda in corrispondenza dell’ansa detta del castello di Trezzo e ne innalza il livello ordinario di magra di circa 7 metri. Il salto netto utile per le turbine è circa 8 metri. Brevi condotti di presa dotati di una paratoia di intercettazione immettono l’acqua nelle turbine. Ogni turbina trascina in rotazione il proprio alternatore producendo energia elettrica che, attraverso appositi conduttori, è inviata ai trasformatori che elevano la tensione da 6kV di produzione a 15kV per essere poi trasferita alla cabina primaria dove viene ulteriormente innalzata a 132 kV prima di essere immessa nella rete nazionale.